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Suburra 3, La recensione della terza e ultima stagione

La serie non è un prequel del lungometraggio Suburra (2015) diretto da Stefano Sollima ( e lo viene fatto capire già dal primo episodio).

Quindi, quando Netflix ha deciso di commissionare una serie TV da ambientare prima degli eventi del film con molti dei membri del cast originale (ma senza Sollima al timone), c’era un senso di nervosismo opprimente. Ci sono molte serie TV su Netflix che vengono create frettolosamente per generare contenuti. Sembra però che il primo originale italiano di Netflix abbia avuto il permesso di prosperare. La prima serie di Suburra: è andata in onda nell’ottobre 2017 con la seconda messa in onda alla fine di febbraio 2019. Segue le vite di tre giovani che diventano improbabili amici grazie ai loro vari collegamenti con la malavita criminale di Roma.

Aureliano Adami è il figlio di un gangster di medio livello che vuole liberarsi dall’ombra di suo padre per diventare il capo di se stesso, Alberto ” Spadino ” Anacleti, è un membro della gang gay Romeno Sinti spericolato che deve navigare nella sua sessualità pur essendo l’erede al trono della sua famiglia criminale iper-mascolina e Gabriele “Lele” Marchilli, è figlio di un poliziotto coinvolto nello spaccio di droga. Attraverso i loro occhi vediamo l’influenza del potere, della gerarchia e della corruzione che tiene insieme Roma ma la lacera. Il Vaticano, i politici, la mafia siciliana giocano tutti il ​​loro ruolo nel controllo della città attraverso il crimine e Aureliano, Spadino e Lele lavorano insieme per cercare di rivendicare le proprie fortune delle città. Man mano che la loro relazione progredisce e diventano coinvolti sempre più nell’omicidio, nelle bugie e nell’inganno, la loro amicizia diventa più forte quando si rendono conto che un paio di veri amici sono più potenti di una dozzina di false conoscenze.

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ATTENZIONE SPOILER

La premessa della terza stagione è più o meno quella che avevamo interrotto, subito dopo i tragici eventi che hanno coinvolto il suicidio di Lele. Roma è ancora divisa tra le famiglie della criminalità organizzata e la corruzione è in ascesa sulla scena politica così come intorno alla Chiesa e al Vaticano. Sara Monaschi (Claudia Gerini) che è stato ridotto da elemento centrale della prima stagione a cameo di passaggio nella terza stagione, che di solito faceva un tuffo nella Chiesa, ora è più preoccupata per il sindaco di Roma recentemente eletto, Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro), mentre fiorisce la confraternita proibita tra gli Adami ei rappresentanti della famiglia Anacleti. In tutto questo, al vertice c’è il più potente e influente signore supremo Samurai (Francesco Aquaroli), ma il suo tentativo di mantenere intatto l’equilibrio criminale della città è rovinato nel primo episodio. Aureliano e Spadino aprono la loro sete di vendetta del suicidio di Lele rapendo i figli di Cinaglia e ricattandolo per fargli rinunciare al suo mentore, Samurai. Tutto ciò che serve è un deserto di un magazzino, dove Aureliano e Spadino tendono un’imboscata e lo uccidono.

L’impostazione di questa fine violenta ma scioccante viene eseguita proprio all’inizio della prima puntata della stagione, dove un flashback mostra la madre di Samurai che incoraggia una versione molto giovane di lui a cavalcare un cavallo, mostrando l’animale che gestisce il gioco qui. Alla fine scopriamo che la serie è distaccata dal film nella sua impostazione del rapporto tra Aureliano e Spadino; il loro improbabile legame è sempre più amicizia che rivalità. Alla fine dell’ultima stagione, c’è poco che collega la serie e il film a parte essenzialmente il cast. Perché Netflix ha scelto di terminare la serie in un breve sei episodi quando quelli americani si trascinano inutilmente a un enorme nove è oltre la comprensione.

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A conquistare sono gli episodi finali che si concentrano sulle relazioni, sugli amori, sulle amicizie e sull’affetto che unisce Aureliano e Spadino. Tuttavia a rendere Suburra così speciale sono i personaggi interpretati da Alessandro Borghi e Giacomo Ferrara. Aureliano, sempre più cupo e perseguitato dalla convinzione che chiunque gli stia accanto e a cui vuole bene sia destinato a morire; Spadino, ossessionato dal bisogno di accettazione di una famiglia che lo rinnega ripetutamente e che mai lo accetterà. Accanto a loro, Nadia e Angelica, le “compagne” che dapprima non si sopportano ma che gradualmente sviluppano una delle amicizie femminili più belle e solide viste in tv.

Semmai questi personaggi – proprio come gli altri – sono elementi di supporto nell’arco delle loro controparti – Aureliano e Spadino – quasi a sollecitare passivamente i talenti eccezionali che gli attori portano sullo schermo. I tecnicismi, soprattutto quando si tratta di riprese ed esplosioni, completano la cinematografia. Tra sparatorie, inseguimenti e eventi inaspettati, questa stagione di Suburra – La serie conferma l’incredibile capacità di mantenere alta l’adrenalina e l’attenzione dello spettatore, facendo volare il tempo e far sembrare come un unico, conclusivo, film questi sei episodi. Per una volta, la chiusura di una serie italiana non lascia l’amaro in bocca e chiude il cerchio mantenendone linearità e coerenza; oseremmo dire: una chiusura degna per una serie nostrana!

 

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