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Kinds of Kindness: La nostra recensione del nuovo film di Lanthimos

Dopo neanche un anno dall’uscita di Povere Creature! Yorgos Lanthimos torna a dirigere un film con uno stile a cui siamo maggiormente abituati, come nelle sue precedenti opere di Il Sacrifico del Cervo Sacro e The Lobster. Questo è Kinds of Kindness un’opera antologica composta da tre racconti distinti e sceneggiato dal greco insieme al suo storico collaboratore Efthimis Filippou.

Tre mediometraggi con protagonisti Emma Stone, Jesse Plemons, Willem Dafoe, Margaret Qualley, Hong Chau e Mamoudou Athie, i quali non ricoprono un singolo ruolo, ma per ogni racconto un nuovo personaggio, il quale permette a tutti di dare una prova attoriale degna di nota.

Ma a brillare maggiormente si tratta di Plemons, l’attore conosciuto principalmente per essere stato Tod nella famosa serie Breaking Bad, il quale non viene assolutamente messo in ombra dalla vincitrice dell’Oscar e dalla bravura di Dafoe. Questo soprattutto per quanto riguarda il primo episodio, dove Plemons interpreta un uomo che soggiogato dal suo capo e amico (Dafoe) è deciso a riprendere il controllo della sua vita dopo che si rifiuta di eseguire gli ordini impartiti.

La seconda storia vede un poliziotto (Plemons) agitato per il ritorno di sua moglie (Stone) dopo essere stata data dispersa in mare, ma la donna sembra quella che lo sbirro ricorda, quasi ad essere un’altra persona.

Ed in fine il terzo osserva una donna (Stone) alla ricerca di qualcuno che possa resuscitare i morti per la setta di cui fa parte.

In comune queste tre vicende hanno in comune un personaggio conosciuto come R.M.F., il quale non parla mai e non interagisce mai in maniera diretta con i protagonisti.

Il greco non bada a portare sullo schermo scene ed eventi crudi e violenti, mettendo da parte lo stile onirico e da fiaba che portò con Povere Creature! a guadagnarsi la nomination agli Oscar, giocando in un modo che oserei dire quasi sadica con lo spettatore, non permettendo di metabolizzare le gesta dei suoi personaggi.

Ritraendo dei temi che partono dalla infermità’ mentale alla lotta di potere, ma cosa succede quando metti troppa roba senza un reale filo rosso che unisce e chiude il tutto? Si crea un mappazzone, usando dialettismo del gergo culinario, di elementi che dopo i primi due racconti in cui si riesce a sopportare, alla conclusione del terzo, ti ritrovi a percepire più delle 2 ore e 44 minuti che dura il film, resti attonito da un finale che ti porta alla pace dei sensi per la fine di un progetto ambizioso, ma senza un reale obiettivo.

Tecnicamente impeccabile per le meravigliose inquadrature di dettagli, che rappresentano il dolore e il raggiungimento di consapevolezza dei protagonisti. Accompagnata da una colonna sonora claustrofobica, lo spettatore si troverà certamente terrorizzato dallo scoprire quale azione sta per compiere o pensiero spaventoso potrebbe fare una delle marionette di Lanthimos.

Dal 06 giugno 2024 nei cinema italiani.

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